Origini ed evoluzione della razza

 

“Gentiluomo di campagna” è stato definito dalla grande scrittrice Colette, per la sua rusticità e per la sua fierezza e nobiltà con cui sorveglia il suo gregge o la sua casa. Il beauceron oggi è una delle razze francesi da pastore di grande taglia, assieme al pastore della Brie (briard) e a quello di Picardia (Picard). Per colore del mantello e struttura generale, assomiglia al dobermann, del quale si dice sia il rustico progenitore. Proviene dall’antica provincia della Beauce, che comprendeva la pianura di Chantres, delimitata dalla Senna e dalla Loira a sud di Parigi. Il beauceron, così come il briard, si è diffuso in tutta la Francia, tanto da essere considerato, subito dopo il “cugino” della Brie, la seconda razza nazionale francese. Molto meno diffuso è invece il picard, proveniente dalla omonima regione a nord di Parigi. Briard e beauceron hanno origini comuni.

Cani da pastore di grande taglia, discendono dal “canis familiaris palustris” o “cane delle torbiere”, i cui resti sono stati rivenuti principalmente nelle zone lacustri del Jura francese.
Le loro generazioni erano principalmente di difesa dei greggi dagli attacchi dei predatori e, in tempi più recenti, di conduzioni di greggi e di guardia. Sino al secolo scorso nascevano nella stessa cucciolata soggetti a pelo lungo e caprino ed altri a pelo semi lungo o quasi corto. Nel 1863 il cinologo francese Pierre Megnin operò una distinzione tra i soggetti a pelo lungo e quelli a pelo corto. Si definirono così le due razze da pastore oggi ben distinte; il pastore della Brie a pelo lungo; il pastore della Beauce a pelo corto. Sempre nel 1863, nella prima esposizione canina organizzata a Parigi, furono presentati 13 cani di tipo lupoide, con orecchie diritte a pelo corto nero con focature rossastre. Il loro aspetto era ancora lontano da quello attuale.

Il muso era più leggero; le orecchie mozzate e diritte, il pelo di media lunghezza e duro, con focature sopra gli occhi, sotto la mandibola, sulle spalle e sulla parte inferiore dei quattro arti. Questo particolare suggerì agli allevatori di chiamarli “Bas rouge” calze rosse, nome col quale divennero noti in tutta la Francia. Nel 1896 una commissione fu incaricata di determinare i punti principali dei due tipi di pastore, a pelo lungo e a pelo corto.
Furono così redatti gli standard per allevare e selezionare le due razze. La selezione portò al perfezionamento ed alla omogeneità dei due tipi sia dal punto di vista estetico che caratteriale. E’ uno dei cani più grandi del 1° raggruppamento, “razze da pastore”. Attento custode di greggi e, soprattutto, data la sua grande taglia, di mandrie, per le quali sino all’inizio del secolo venivano impiegati più soggetti. Essi dovevano essere dotati di forza, attenzione e senso del possesso, cani quindi robusti e massicci, bravi nel lavoro e molto aggressivi appunto per la loro funzione di difensori.
Dagli inizi del secolo, con la definizione dello standard, si fissa l’aspetto fisico più ingentilito che conosciamo noi. Con il mutamento delle condizioni ambientali e pastorali muta anche il lavoro del beauceron, che da difensore diviene conduttore del bestiame, e, per traslato, sostituendo al gregge l’uomo che lo educa e vive con lui, diventa difensore del suo amato padrone e della sua casa. E’ un cane coraggioso, che dimostra la sua tempra ogni volta che si richieda spirito di iniziativa e di responsabilità, e dalla notevole stabilità di carattere. Da adulto mantiene inalterato il temperamento dimostrato da cucciolo, al suo ingresso nella sua nuova famiglia umana. Se si è dimostrato un piacevole compagno da cucciolo, difficilmente si trasformerà in un cane aggressivo, potenziale morsicatore di quei bambini cui dava simpatiche leccate. Abbaia poco e solo in caso di necessità. Si adatta a qualsiasi tipo di temperatura perché, come abbiamo detto, è un cane rustico, solido e resistente.

Non ha bisogno di toelettatura, a parte l’uso regolare della spazzola. E’ il gentiluomo che seduce. Fiero, sicuro di sé, con innato istinto di sorveglianza difende la casa, le persone, le cose: guai agli intrusi dalle intenzioni incerte.
Il suo amore non conosce limiti e lo dimostra con slanci di affetto. Proprio per questo per tenere un beauceron bisogna essere persone di polso fermo e di carattere, che sappiano serenamente dosare fermezza e dolcezza. Per educarlo senza problemi, appunto perché pesante e dotato di autonomia di reazione, bisogna comprenderlo ed insegnarli ad amare il suo lavoro. Obbedisce per amore e non per costrizione: una volta instauratasi una buona intesa, segue il padrone ovunque ed obbedisce senza riserve. E’ oggi efficacemente addestrato per la difesa e le prove di pista, vigilante, sicuro, incorruttibile in qualsiasi circostanza e rispettoso dei più deboli. La severa selezione avvenuta nel coso degli anni ad opera dei pastori che necessitavano di un ausiliare affidabile, ed, in seguito, ad opera degli allevatori, ha eliminato progressivamente i soggetti malati, timorosi, deboli o aggressivi ed ha stabilizzato i soggetti robusti, equilibrati, intelligenti: gli attuali beauceron, nel corso del primo conflitto mondiale vennero impiegati, proprio per il loro coraggio, nel soccorso dei feriti.

Subito dopo la seconda guerra mondiale un gruppo di allevatori volenterosi diede forte impulso alla razza, tanto che oggi si contano nella sola Francia circa 4.000 nascite all’anno. In Francia il Club “Les amis du Beauceron”, attualmente presieduto dal Signor Alain Thévenon (succeduto alla improvvisa scomparsa del Signor Sauvignac), esercita un forte impulso ed è molto attivo nel campo del lavoro e nelle prove di conduzione di gregge, e negli ultimi anni anche nell'agility e nelle prove di obedience.
La razza si è diffusa, per le sue doti di cane da lavoro rustico ma equilibrato, in Belgio, Svizzera e Germania, dove viene allevata e selezionata con elevati risultati qualitativi.
In Italia, fino a qualche decennio fa, la razza era pressoché sconosciuta, pionieri della promozione e diffusione sono stati il Signor Montanarella, il Signor Violino, il Signor Vitale a cui si sono aggiunti negli ultimi anni un numero sempre crescente di appassionati che frequentano le esposizioni e i campi di addestramento, affrontando lunghe trasferte per sottoporre i propri soggetti alle prove di selezione che si svolgono nella patria di origine. I pochi beauceron iscritti ai libri genealogici di qualche anno fa hanno superato le 50 unità all'anno, un'onda lenta ma sicuramente lunga, complice l'interesse rivolto dal pubblico verso cani che riuniscano in uno straordinario aspetto morfologico un carattere forse ruvido ma sicuramente autentico proveniente dalla secolare selezione operata dai pastori francesi (il cosiddetto "bello e bravo", caratteristica ormai smarrita in molte delle razze da lavoro fra le più comuni). E proprio grazie al lavoro di questi appassionati che si è elevata la qualità dei soggetti prodotti in Italia, continuando così il lavoro operato nei secoli dagli antichi pastori francesi, analizzando per le proprie fattrici i soggetti più interessanti in Italia o direttamente in Francia a cui attingere, tanto che non è raro (anche se non frequente) vedere beauceron italiani competere in importanti manifestazioni francesi come la Nationale d'Elevage che puntualmente si svolge in una località diversa ogni anno.
Un altro importantissimo merito alla razza e a chi la seleziona è la bassa incidenza di soggetti affetti dalla displasia dell'anca, lo spettro di questa malattia plurifattoriale, presente più frequentemente in altre razze, è arginata dalla sapiente limitazione alla riproduzione di quei soggetti che alla lettura ufficiale della radiografia, effettuata a oltre un anno di età, risultassero positivi. Poiché in questa patologia vi è una componete genetico-ereditaria, è bene valutare con oculatezza il grado di displasia nei due riproduttori perché potenzialmente trasmissibile ai cuccioli.